Esce oggi nelle sale italiane U.S. Palmese di Antonio e Marco Manetti. Un film nel quale si parla di calcio ma nella maniera più genuina del termine. Quasi una favola sul mondo del pallone che poco o nulla ha a che fare con quello dei nostri tempi. Unica eccezione è la cifra, davvero stratosferica, con cui la comunità di Palmi intende comprare Etienne Morville (Blaise Afonso), un calciatore tra i più forti al mondo, e per questo strapagato, che si ritrova fuori dagli squadroni della serie A, a causa di comportamenti, dentro e fuori dal campo, non esattamente ortodossi.
L’idea, geniale e poetica insieme, è quella di don Vincenzo, agricoltore in pensione, da sempre fedele sostenitore della squadra locale, la Palmese appunto. Una proposta folle con cui lancia una vera e propria colletta, il popolo di Palmi vi aderisce compatto, e così il bomber, sognatore anch’egli di un mondo nuovo, rafforzerà alla grande i neroverdi del posto. Coi Manetti Bros torna sul grande schermo Rocco Papaleo, più in forma che mai, al quale sembra calzi a pennello il ruolo di don Vincenzo. Se consideriamo che i fratelli registi sono proprio originari di quei territori (mamma di Palmi) capiamo bene che la realtà, quella meridionale, viene descritta come meglio non si poteva.
Sì, perché nel film, più che di calcio, si parla di meridione, di quel mondo tante volte attaccato con luoghi comuni (e per questo travisato) che i Manetti propongono da una prospettiva diversa. Al Sud c’è la filosofia del poco, del bello e del semplice che contagia un po’ tutti, anche il nuovo arrivato. Lui che si credeva finito anzitempo ma che riuscirà a trovare una dimensione tutta nuova che lo riabiliterà appieno. Una favola dunque quella che vivono nella cittadina reggina. Dove i campi di calcio resteranno pur sempre polverosi, ma adatti a infondere una ritrovata fiducia all’eroe venuto da lontano per salvare la squadra locale da una quasi certa retrocessione. Il film è stato presentato alla Festa del Cinema di Roma lo scorso ottobre. Riproposto qualche giorno addietro nell’ottima vetrina del raduno azzurro di Coverciano dove i ragazzi del CT preparavano la sfida con la Germania per la Nations League.
Scettici alla vigilia, sia gli autori che il protagonista. “Eravamo ben consapevoli di quanto fosse difficile girare una pellicola sul calcio”
Ora, a cosa fatta, si fa largo una certa dose di ottimismo. “Abbiamo fatto il massimo che si poteva, pensandoci bene, è stato il film più personale di tutti” dicono i Manetti. Che aggiungono, fieri, quanto detto da qualcuno dopo la visione: “Il calcio a me non piace, ma il film mi è sembrato davvero molto bello”.