angelo duro

Non convince “Io sono la fine del mondo”, eppure al botteghino incassa più di tutti. Angelo Duro, al suo primo film, batte, nel weekend d’esordio, addirittura “Diamanti” del regista Ferzan Ozpetek. Il quarantaduenne attore palermitano lancia la sfida alla settima arte. Lo fa con un marketing, diremmo, quasi latitante. Perfino le interviste, sembrano rilasciate col contagocce. Ciononostante raccoglie il massimo. Forte evidentemente della platea social su cui fa leva. Una campagna di lancio, quella del comico siciliano, volutamente scarna. Quasi a voler flaggare quel politicamente scorretto col quale si è formato e con cui si è radicato in un pubblico fatto in prevalenza di giovani, se non di adolescenti.

Potrebbe essere proprio questo il limite, o uno dei limiti, per cui l’attore, e con esso la recitazione, paga inevitabilmente dazio. Si ripete, ahinoi, quanto accaduto ad altri suoi colleghi. Appare del tutto evidente, infatti, la difficoltà nel trasporre al cinema la propria esperienza teatrale. Al punto da rendere vano, con tutta probabilità, finanche il soccorso offerto da Gennaro Nunziante, più volte regista di Checco Zalone. Colpisce pure, in negativo, si intende, la pressoché totale inespressività di Duro. Eppure le battute non sono certo banali, tutt’altro. Riflettono in toto quel politicamente scorretto cui si accennava e, seppure a volte molto forti, appaiono slegate dal resto del copione.

“Colpiti” gli ambientalisti, le donne, gli obesi e perfino i disabili. Un’adolescenza vissuta male e gli anziani tristi delle RSA sono argomenti solo accennati ma sui quali occorrerebbe riflettere. La trama del film è piuttosto semplice. Il protagonista, Angelo Duro, è chiamato ad occuparsi degli anziani genitori solo per alcuni giorni, onde permettere alla sorella, che abitualmente li accudisce, una breve vacanza. C’è prima un rifiuto, poi un ripensamento.

Già, perché il protagonista prontamente pensa “Quando ti ricapita una tale occasione? Puoi vendicarti per quanto ti hanno combinato quei due!”. Quei due rispondono al nome di due ottimi attori: Giorgio Colangeli e Matilde Piana sono i genitori accusati di poco affetto, più portati alle critiche e ai veti, fino ad opprimere. Dunque, che inizi la vendetta. Prodotto da Indiana Production e Vision Distribution in collaborazione con Sky, il film è distribuito in 300 copie in tutta Italia.