Vita di Pi è uno di quei film che invitano alla riflessione, pur presentandosi come una avventura fiabesca dei giorni moderni. Il padre di Pi possiede uno zoo in India ma, quando gli affari iniziano ad andare male, il genitore decide di trasferire tutta la famiglia e lo zoo in Canada, per vendere l’attività e cercare migliore fortuna.
Durante il viaggio Pi, romantico e sognatore, sempre incline a trovare il meraviglioso ed il fantastico (inteso come fantasioso) in ogni aspetto della natura, è protagonista di un naufragio in seguito ad una tremenda tempesta che inabissa la nave. Sulla scialuppa di salvataggio che Pi miracolosamente riesce a raggiungere, ha però trovato posto un altro ospite: la tigre più feroce dello zoo. Inizia così una lotta nella lotta alla sopravvivenza in cui ogni pensiero e gesto di Pi è una metafora che si presta a più livelli di letture, anche religiosi.
Ang Lee, regista, esprime uno dei propri molteplici aspetti di narratore, avvalendosi per la prima volta in un suo film della tecnologia 3D, che contribuisce a dare a Vita di Pi uno spessore ed un coinvolgimento che sono, per una volta, funzionali alla narrazione ed al messaggio che si vuole trasmettere. Il naufragio di Pi e della Tigre, ed il loro viaggio “impossibile” insieme porterà il protagonista (e lo spettatore) a riflettere ed a considerare punti di vista non ancora esplorati.