Arriva “La prima linea” e già sono polemiche

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de-mariaUscirà il 20 Novembre nelle sale cinematografiche il film drammatico “La prima linea” di Renato De Maria, con Giovanna Mezzogiorno, Riccardo Scamarcio e Fabrizio Rongione. De Maria affronta un periodo tragico e doloroso della storia d’Italia attraverso le vicende di un uomo che, inseguendo un sogno al di fuori di ogni tempo e luogo, perderà ogni innocenza, e della sua dolorosa strada verso la consapevolezza.

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Ed è polemica accesa quando in Italia si deve, per cause ignote, forse di causa maggiore, isolare un pezzo della storia del nostro Paese. La prima linea è una pellicola che racconta, con sguardo attento ed onesto, le vicende dei palazzi di casa nostra. Un Ministro di grande lungimiranza, il quale ritiene che sovvenzionare un film sul terrorismo possa in qualche modo essere un affronto alle famiglie delle vittime, l’autore del libro a cui il film è liberamente ispirato non si sente rappresentato dalla pellicola.

Il film è liberamente ispirato al libro “Miccia corta” di Sergio Segio, al centro di discussioni e polemiche.

Ma Renato De Maria, onesto tanto nella sua pellicola quanto davanti a un agglomerato di microfoni, non nasconde il suo la-prima-linearammarico in merito alla vicenda e alla quesione che se ne sta facendo su di lui e sul suo film, una questione esagerata e a dir poco sgradevole: «Avrei voluto girare questo film in un altro clima, perché quello che è successo è durante le riprese è molto grave; è vero, mi è stata lasciata la possibilità di portare a termine il lavoro, ma avrei preferito farlo in un paese dove al posto di tante e inutili polemiche avesse prevalso la dialettica.

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A gettare nello sconforto ci pensa anche Sergio Segio: «Per parte mia ho ricavato il giudizio che il film, assai liberamente ispirato a questo libro, ne tradisce una caratteristica fondamentale: quella che riassume l’albero genealogico, i riferimenti ideologici, culturali, le famiglie di provenienza, le motivazioni, le aspirazioni, per quanto infine pervertite dalle pratiche. Con il rischio che si tratteggi un ‘Romanzo criminale’, anziche’ fornire necessari elementi di lettura, comprensione e contestualizzazione su quello che e’ stato, comunque, un fenomeno dalla radice politica e sociale».

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