Giuseppe Capotondi esordisce con un insolito thriller, in cui nulla è come sembra, in cui tutti i personaggi hanno un segreto da mantenere, da difendere. Gli attori, dai principali a quelli di contorno, si rivelano piuttosto bravi a compensare alcuni problemi di sceneggiatura, aiutando il pubblico persino ad accostarsi alla trama del film, decisamente intensa.
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La pellicola de La doppia Ora è stata girata a Torino e prodotta grazie al contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali, oltre che grazie all’aiuto della Film-Commission Torino-Piemonte.
Si incontrano per caso Sonia e Guido. La prima è una ragazza che fa la cameriera in un hotel e viene da Lubiana, il secondo, invece, è un ex poliziotto vedovo che lavora come custode in una villa fuori città. Il loro incontro avviene in uno speed date: per lei è la prima volta, mentre lui è un frequentatore assiduo. Tra i due nasce una forte attrazione; in pochi giorni si conoscono e mettono a nudo le loro verità. Sono sul punto di innamorarsi, quando Guido muore per salvare lei dallo stupro di una banda di professionisti, introdottasi nella villa approfittando degli allarmi disattivati.
Si ritrova da sola Sonia, si ritrova a vivere il lutto di Guido, e non trova il senso di ciò che sta vivendo. Alcuni la ritengono addirittura responsabile per ciò che è accaduto a Guido. Lei, presa dai tormenti del passato, comincia a chiudersi in se stessa, fino a collassare. E’ davvero Guido quello che lei continua a vedere, al di là di ogni plausibile logica, o è solo la sua mente che vacilla? Quando, dopo il funerale della sua unica amica e collega Margherita, viene drogata da un losco cliente abituale dell’albergo e seppellita viva in un bosco, la fine è oramai ad un passo.